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La polizia sostiene che la donna sia stata uccisa da ladri mentre rientrava nella sua casa presso La Esperanza, a circa 200 chilometri dalla capitale Tegucicalpa, mentre altre fonti sostengono che la Càceres sia stata uccisa in casa mentre dormiva. La madre ha riferito alla polizia che la figlia, che aveva contribuito a fondare e coordinava il Consiglio dei popoli indigeni dell'Honduras, sembrerebbe essere rimasta vittima di una rapina, "ma noi tutti sappiamo", ha aggiunto, "che è accaduto per via delle sue battaglie".
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Berta Caceres aveva guidato la comunità di Rio Blanco nella lotta contro la realizzazione del complesso idroelettrico Agua Zarca, previsto sul Rio Gualcarque, nell’Honduras Nord-occidentale. Un fiume sacro nella cosmogonia Lenca che costituisce una fondamentale risorsa idrica per circa 600 famiglie che vivono nella foresta pluviale. L'impianto era stato approvato senza il consenso della comunità, contravvenendo alla Convenzione sul diritto all’autodeterminazione dei popoli indigeni. "Quando ho inziato a combattere per il Rio Blanco, potevo sentire quello che il fiume aveva da dirmi. Sapevo che sarebbe stato difficile, ma sapevo anche che avrei trionfato. Me lo ha detto il fiume", ha dichiarato.
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Nel corso degli anni, la Cáceres ha subìto minacce di morte, come testimoniato da questo tweet ufficiale dell'organizzazione del premio che aveva ricevuto e che risale alla fine di novembre del 2015, ed è stata costretta a portare i figli in Argentina per scongiurare il pericoli di rapimenti. Accusata di terrorismo, è stata arrestata e perseguitata giuridicamente dal governo. La sua figura era diventata però un punto di riferimento per la causa indigena, e la stessa Càceres aveva difeso i diritti delle popolazioni dell'Honduras di fronte alla Corte europea di Strasburgo, alla Banca Mondiale e anche in Vaticano.
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