In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

Da Cuore all’oggi: Beppe Mora festeggia i suoi primi 30 anni di disegno, arte e satira

L’artista trevigiano si racconta, dagli studi al liceo Artistico e all’Isia fino alla pubblicità e le vignette. Il grande Muñoz disse: «Tu tienes la mano de dios»

Lorenza Raffaello
2 minuti di lettura

L'artista Beppe Mora

 

Disegno rigorosamente a mano. Prima bozza a matita e poi pennarelli da disegno giapponesi su cartoncino da 200 grammi e, infine, il colore con i Marker, quelli con la punta a scalpello. Un procedimento consolidato per la buona riuscita di una vignetta. Ma non è ancora tutto, non è ancora abbastanza: quello che rende unici i suoi lavori è l’identità. La sua.

Riconoscibile, ben definita, intatta nonostante il passare degli anni.

Il primo lavoro

Beppe Mora festeggia 30 anni dal suo primo lavoro satirico, una vignetta raffigurante un’Italia a stelle e strisce uscita su Cuore, il periodico bolognese diretto all’epoca da Michele Serra. Era il 31 maggio 1993 e Mora era un giovane autore arrivato dall’illustrazione dell’infanzia e fuggito dal mondo edulcorato della pubblicità.

Autore, disegnatore, designer, pittore, osservatore della realtà, Beppe Mora ha creato oltre 10 mila vignette in 30 anni, tante pubblicate nei più autorevoli mezzi di informazione, vinto premi di concorsi blasonati e disegnato nei posti più disparati del mondo: «Non importa dove » dice «la satira è un linguaggio fatto di metafore, è una questione di sensibilità».

Una vignetta di Beppe Mora

 

La società, vizi e virtù

In trent’anni di carriera ha raccontato la società, i suoi vizi e le sue virtù, ma soprattutto ha irriso il potere, onorando la regola aurea della satira. Il disegnatore argentino José Muñoz vedendo i suoi disegni ha esclamato: “tu tienes la mano de dios” e nella sua carriera ha ricevuto l’endorsement dei più grandi tra cui quello del fumettista Georges Wolinski, rimasto ucciso nell’attentato di Charlie Hebdo. «Sono stato fortunato perché ho potuto guadagnare facendo qualcosa che mi piace e non era per nulla scontato».

L’Artistico e poi....

Più piccolo di tre fratelli Mora ha frequentato il liceo artistico di Treviso, una volta concluso il percorso si è opposto al destino in Accademia. Ha scelto l’Isia di Urbino, ancor oggi un tempio per chi vuole specializzarsi nella grafica.

Lì la sua tecnica è diventata il suo marchio di fabbrica e per il disegnatore trevigiano si sono aperte le porte del lavoro: prima illustratore per l’infanzia e poi la pubblicità «erano gli anni ’80, gli anni d’oro della pubblicità, fino a che l’idea poi non è stata sostituita dal testimonial, da quel momento non era più un mondo attinente al mio e l’ho lasciato».

Gli anni ’90

La svolta nel ’93 con la prima pubblicazione della sua vignetta su Cuore che «all’epoca vendeva 120mila copie a settimana, poteva anche non ospitare pubblicità, non ne aveva bisogno». E così comincia a raccontare i fatti attraverso il suo tratto e una battuta: affronta il tema della guerra in Iraq, scrive su Occhetto e via via, premier dopo premier, fino all’attuale presidente Meloni sul Fatto Quotidiano.

«La vignetta ha un consumo rapido, velocissimo, non torna più. In pochissimo tempo e spazio puoi raccontare una guerra, una civiltà, un pensiero. Sono un grande osservatore e questo facilita il mio lavoro, traggo ispirazione dalle persone, dai loro movimenti, da come si vestono e poi traduco tutto in termini satirici».

La chiave di tutto è proprio il concetto stesso di satira: «È una risposta a quello che succede, ai mutamenti della società e finché c’è il potere, la satira ha l’obbligo di esserci. Il compito dell’autore satirico è quello di tenere alta la quota di indignazione, deve farsi stimolare dalle cose e avere il coraggio di esserne contro, se serve, e mantenere questo sentimento anche a fronte di un grande riscontro. Il segreto è mantenere una propria identità. È questo l’elemento che fa la differenza, che ti rende riconoscibile anche nel tempo».

Tra presente e futuro

Satira, manifesto del tempo presente, ma può essere anche specchio rivelatore del futuro? Secondo Beppe Mora non si tratta di previsioni, ma di intuizioni: «Non ho in mano una sfera di cristallo, e quindi non sono in grado di fare previsioni. Cerco di non farmi domande sul futuro, è inutile, io racconto esclusivamente il presente, ma da osservatore della società posso avere delle intuizioni e visioni e devo dire che mi dispiace che la nostra generazione abbia in qualche modo impedito ai giovani di oggi di immaginare quel qualcosa che invece noi siamo riusciti ad immaginare».

I commenti dei lettori